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Tattiche e Tecniche di Disinformazione cinesi sui social media

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tecniche di disinformazione cinesi Xinjiang

Tattiche e Tecniche di disinformazione cinesi sui social media. Il caso Xinjiang.

Quali sono le tecniche di disinformazione che la Cina sta utilizzando nelle sue operazioni di propaganda per plasmare la percezione internazionale di come vengono trattate le minoranze religiose ed etniche nello Xinjiang?

Questo è l’argomento di un report appena pubblicato dal programma di ricerca sulla disinformazione dell’ASPI International Cyber Policy Centre.

Il report analizza come il Partito Comunista Cinese (PCC) usi siti alternativi di notizie su internet e una serie di attori online pro-PCC, a volte operando all’unisono, in modo da plasmare e influenzare le percezioni internazionali su quanto sta succedendo nello Xinjiang.

Al centro di questo sforzo globale di disinformazione ci sono i social media americani come Twitter, Facebook e YouTube, oltre naturalmente a TikTok che è di proprietà cinese.

I risultati dell’analisi sulle operazione di disinformazione cinese

Questi sono i principali risultati dell’analisi effettuata:

  • dall’inizio del 2020 c’è stato un netto aumento nell’utilizzo da parte del governo cinese e dei media statali dei social media per diffondere narrazioni alternative e disinformazione sulla situazione nello Xinjiang. Queste azioni dello Stato cinese hanno avuto particolare successo su Facebook.
  • Il PCC sta facendo leva sui social media statunitensi per criticare e diffamare giornalisti e ricercatori che lavorano sull’argomento Xinjiang.
  • I funzionari del governo cinese e i media statali stanno sfruttando sempre più i contenuti di siti alternativi o cospirazionisti che sono spesso in sintonia con il posizionamento narrativo dei regimi autoritari.  Con questa tecnica amplificano la portata e l’influenza di questi siti nell’ecosistema dei media occidentali. Di notevole rilievo è che alti funzionari di organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le Nazioni Unite (ONU), hanno svolto un ruolo nella condivisione di questi contenuti.
  • La Xinjiang Audio-Video Publishing House, un’organizzazione editoriale di proprietà di un ufficio del governo regionale e affiliata con il dipartimento del lavoro del PCC, ha finanziato una società di marketing per creare video in cui gli uiguri sostengono le politiche del governo cinese nello Xinjiang. Quei video sono stati poi amplificati su Twitter e YouTube da una rete di fake account. Su Twitter questi account sono utilizzati anche per ritwittare e dare like a tweet di diplomatici e giornalisti cinesi su temi non legati allo Xinjiang.

Tecniche utilizzate durante la ricerca sulle operazioni di disinformazione

La ricerca è stata effettuata utilizzando le seguenti tecniche:

  • raccolta su Twitter e su Facebook delle citazioni “Xinjiang” disponibili pubblicamente tra l’1 gennaio 2014 e l’1 febbraio 2021.
  • analisi tramite tool di 272.875 post pubblici di Facebook (Crowdtangle) e 958.416tweet su Twitter (Twint).
  • analisi manuale del contenuto degli hashtag relativi allo Xinjiang su TikTok: #Xinjiang, #Uyghur e # 新疆 (Xinjiang in mandarino).
  • uso di RStudio per analizzare i dati utilizzando tidyverse, ggplot2 e altri pacchetti.
  • uso di altri strumenti open source, inclusi i motori di ricerca inversa di immagini, il programma di analisi di rete Gephi e il sito Wayback Machine, per trovare e archiviare siti Web eliminati.

Tattiche di disinformazione

Le tattiche di disinformazione del PCC stanno evolvendo per contestare in modo più efficace le narrazioni internazionali su questioni delicate come quella dello Xinjiang.

Per esempio a gennaio Zhuang Rongwen, Direttore dell’amministrazione cinese del cyberspazio ha tenuto un discorso sottolineando la necessità per il PCC di evitare punti di vista negativi o critiche in ambito domestico, di esercitare uno stretto controllo sui contenuti e di trovare metodi innovativi per diffondere la propaganda sulle piattaforme social media.
In una precedente ricerca sempre dell’ASPI emerse l’uso da parte del PCC di utenti proxy per creare distrazioni rispetto alle critiche internazionali sulle questioni delicate. Il PCC sta inoltre cercando di estendere la risonanza della sua comunicazione appaltando ad aziende cinesi la creazione e la diffusione di contenuti online che supportino la narrativa preferita del partito.
Il governo cinese fa leva su una serie di attori nascosti e palesi per plasmare le narrazioni sulle piattaforme social media, anche tramite i propri diplomatici su Twitter, gli account dei media statali, influencer pro-PCC e reti di account fake.

relazioni tra gli attori della propaganda cinese sui social media

Relazioni tra gli attori della propaganda cinese sui social media

L’analisi effettuata da ASPI International Cyber Policy Centre sui dati di Twitter e Facebook ha scoperto molteplici approcci intesi a influenzare le narrazioni globali sullo Xinjiang, tuttavia si è concentrata su due diverse tattiche online:

  • l’utilizzo dei media alternativi ideologicamente favorevoli da parte dei media statali cinesi e dei diplomatici cinesi
  • attori pro-PCC che amplificano le utenze affiliate allo stato cinese.

Ciò sembra essere parte di uno sforzo per contrastare la cronaca dei media principali. Questi attori non controllati dal governo cinese non sono necessariamente influenzati direttamente da esso, ma spesso producono
contenuti che supportano le stesse posizioni e narrazioni che il PCC cerca di presentare al pubblico globale.

Tra questi c’è il canale alterntivo The Grayzone i cui articoli sono promossi da attori affiliati allo stato cinese e persino da alti dirigenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come Gabby Stern.

Il tweet del 20 luglio 2020 è di Gabby Stern, WHO Communications Director (World Health Organization – Organizzazione Mondiale della Sanità).

L’utilizzo di contenuti di terze parti nelle campagne di disinformazione è importante, in quanto hanno un maggiore potenziale di amplificazione rispetto ai media governativi e possono orientare il discorso pubblico e la governance internazionale.

Un altro esempio di utilizzo di questi media viene da Alena Douhan (Relatrice speciale delle Nazioni Unite sull’impatto negativo di misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani). Alena Douhan ha cancellato il tweet che tuttavia è stato recuperato ed incluso nel report.

Alena Douhan tweet cancellatoUn’altra campagna di informazione pro-Partito Comunista Cinese su YouTube e Twitter prevede la pubblicazione di contenuti video sui mezzi di sussistenza degli uiguri nello Xinjiang, usando una rappresentazione sempre positiva. Anche questi video sono stati amplificati da numerosi account fake su YouTube e Twitter.

Il report integrale è disponibile in inglese sul sito ASPI International Cyber Policy Centre.


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