Dichiarazioni politiche

Le promesse del generale Pappalardo

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Le promesse del generale Pappalardo meritano di diventare un classico italiano.

Il generale Pappalardo che alle regionali in Umbria promette di tutto, surclassando ogni altro politico mai esistito. Purtroppo gli umbri non lo hanno capito e solo in 587 hanno scelto di votarlo.

Gli umbri non hanno meritato il generale Pappalardo, ma lui non si fermerà a Spoleto.

Il video è tutto da vedere.

Come scrisse Next Quotidiano:

Non c’è davvero riconoscenza in questo paese e i risultati dell’Umbria lo confermano. Nonostante il generale Antonio Pappalardo si sia speso con Mario Draghi per far avere agli abitanti della regione la Lira Umbra e la promessa di dare  “mille lire umbre a ogni famiglia al mese, che equivalgono a mille euro spendibili che ridurranno le tasse”,i suoi Gilet Arancioni hanno portato a casa soltanto 587 voti alle elezioni, per una percentuale totale dello 0,10% rispetto all’intera popolazione e, purtroppo, nessun seggio in consiglio regionale.

Eppure il generale si era prodigato per il popolo umbro, affrontando anche tanti ostacoli, come lui stesso racconta: «Qualcuno si mette a ridere quando parlo di questo, ma non sa che Antonio Pappalardo si è incontrato con il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi e gli ho mostrato la moneta. Draghi mi ha detto: ‘La può stampare, generale’».

Ecco alcune delle promesse di Pappalardo: «Prima di tutto non faccio pagare i rifiuti, poi non faccio pagare l’acqua e il bollo della macchina. Ricostruiremo le zone terremotate in un anno, daremo la possibilità agli umbri di non pagare i libri scolastici fino al secondo superiore…».

Le cariche politiche del generale Pappalardo

Gli umbri non gli hanno dato fiducia ma anni prima tanti italiani dettero fiducia al generale. Non tutti sanno infatti che nel 1992 Pappalardo fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PSDI e successivamente venne designato vicepresidente della Commissione Difesa e fece parte anche della Commissione Finanze.

Poi si candidò a sindaco del comune di Pomezia ed ottenne un lusinghiero 13% delle preferenze, sufficiente ad essere eletto consigliere comunale.
Il 6 maggio dello stesso anno venne poi nominato sottosegretario di stato alle Finanze del Governo Ciampi e successivamente fece parte della Commissione parlamentare Terrorismo e Stragi.
Aderì quindi al Patto di Mario Segni dove restò come deputato fino al febbraio 1994.
Terminato il mandato parlamentare con le elezioni del 27 e 28 marzo 1994[2], si candidò alle elezioni europee da indipendente nelle liste di Alleanza Nazionale, senza tuttavia essere eletto.
Un “uomo di valore” come lui stesso direbbe.

Scopri a questo link tante altre dichiarazioni memorabili.

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