Il 2020: l’anno dei DeepFake in politica
I Deepfake sono un modello di apprendimento automatico (noto anche come machine learning) utilizzato per creare audio e video realistici ma falsi o manipolati.
I primi esempi di deepfake visti dal grande pubblico sono stati principalmente i video amatoriali creati utilizzando strumenti gratuiti, in genere volti di celebrità sovrapposte a video pornografici.
Questi video erano di qualità piuttosto bassa e potevano essere facilmente identificati come illegittimi. Nonostante questo, è enorme l’impatto che questa nuova tecnologia potrebbe avere sulla nostra capacità di separare i fatti dalla finzione.
Non solo deepfake di Obama o Renzi
La tecnologia del deepfake in politica può essere usata contro figure politiche o partiti per manipolare la percezione pubblica e influenzare le elezioni.
Oggi molti toolkit di deepfake sono liberamente disponibili. Questi toolkit sono relativamente facili da imparare per chiunque abbia accesso a Internet e abbia tempo e motivazione per realizzare video di questo tipo.
Inoltre, poiché tali toolkit diventano sempre più potenti, con il tempo serve sempre meno materiale di base su cui lavorare per generare contenuti falsi. La precedente generazione di strumenti richiedeva ore di video e audio a disposizione, ossia dataset di grandi dimensioni, che il computer doveva analizzare e quindi manipolare. Ciò significava che le persone maggiormente sotto i riflettori (politici, celebrità, amministratori delegati di alto profilo, chiunque avesse una grande presenza sul web) avevano maggiori possibilità di essere falsificati.
Ora, tuttavia, un video può essere fabbricato anche partendo da una singola foto.
Questo è bene ricordarlo: in futuro potrebbe servire la sola immagine del profilo Facebook e un frammento audio tratto da una storia di Instagram per diventare un bersaglio tramite la creazione di un deepfake.
La forza dei deepfake è che possono suscitare una forte risposta emotiva. Quindi, soprattutto vedendo qualcosa di inaspettato e sconvolgente, anche se poi si dovesse scoprire che si trattava di un video deepfake, resterebbe ugualmente la reazione emotiva negativa che, inconsciamente continuerebbe ad essere associata a quanto visto.
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