Noteresti se le fake news cambiassero il tuo comportamento? Un esperimento sugli effetti inconsci della disinformazione.
Secondo uno studio pubblicato su Computers in Human Behavior anche una breve esposizione alla disinformazione online può alterare inconsapevolmente il comportamento di una persona. L’esperimento ha mostrato che la lettura di un articolo di notizie false alterava leggermente il comportamento inconscio dei partecipanti, come evidenziato da un cambiamento nelle loro prestazioni in un test chiamato Finger Tapping Test.
I social media svolgono un ruolo centrale nello scambio di informazioni tra il pubblico e la loro influenza è enorme e in crescita. Le persone utilizzano le piattaforme online per leggere e discutere le notizie e gli algoritmi aiutano ad adattare questo ambiente agli interessi e al comportamento degli utenti. Notoriamente questo crea una Filter Bubble che crea una “realtà distorta” in cui gli utenti sono esposti a contenuti che rafforzano le loro opinioni a scapito di punti di vista alternativi.
L’esperimento ha coinvolto 233 studenti di età compresa tra 17 e 21 anni. L’autore dello studio Zach Bastick voleva verificare se leggere un articolo di fake news inventato avrebbe alterato il comportamento degli studenti senza che loro lo sapessero.
Come misura del comportamento inconscio, Bastick ha fatto completare agli studenti il test di funzione cognitiva e motoria Finger Tapping Test (FTT), un test che chiede a un soggetto di battere ripetutamente un tasto del computer con un dito il più velocemente possibile.
In primo luogo, gli studenti hanno completato l’FTT come misura della loro velocità massima di battitura (MTS). Successivamente, gli studenti sono stati assegnati in modo casuale a uno dei seguenti tre gruppi. Un gruppo ha letto una notizia falsa positiva che riportava che un MTS veloce era una caratteristica delle persone di successo, associata alla felicità e a relazioni positive. Un secondo gruppo ha letto una notizia falsa negativa che diceva che un MTS veloce era associato a devianza e brutalità. Un terzo gruppo ha letto un testo di controllo che non menzionava la velocità di tocco. Dopo aver letto l’articolo, gli studenti hanno completato la FTT una seconda volta.
Sorprendentemente, gli studenti hanno modificato la loro velocità di battitura a seconda del testo di notizie false che avevano letto. In particolare, il gruppo che ha letto le false informazioni positive ha mostrato un aumento della velocità massima di circa il 5% (dopo aver comunque valutato gli effetti della maggior pratica rispetto alla battitura). Al contrario, il gruppo che ha letto le false informazioni negative ha mostrato un leggero aumento di MTS di circa l’1,5%, tuttavia non statisticamente rilevante rispetto al gruppo di controllo.
A seguito degli esperimenti, i soggetti sono sembrati inconsapevoli sul fatto che le notizie li avessero influenzati. Le autovalutazioni dei partecipanti relativi ai cambiamenti nella velocità non sono infatti risultate correlate ai cambiamenti effettivi nella velocità.
Da notare che il tempo medio di esposizione alle notizie è stato inferiore a 5 minuti. Questo suggerisce che anche un’esposizione molto limitata alle notizie false può influenzare il comportamento. Secondo Bastick il suo studio molto probabilmente sottovaluta l’impatto delle false informazioni in quanto la disinformazione sui social media è molto più influente, dato il potenziale di esposizione ripetuta e l’elemento di approvazione da parte di amici e altri utenti.
Sebbene i cambiamenti di comportamento fossero relativamente piccoli, Bastick ha affermato che la dimensione enorme degli utenti dei social media e il potenziale virale dei contenuti possono portare a risultati molto rilevanti su larga scala. Ad esempio, se ogni cittadino avente diritto al voto fosse stato esposto a una campagna di disinformazione efficace almeno quanto l’aumento del 5,15% percepito nel gruppo positivo di questo esperimento, ciò sarebbe stato sufficiente per capovolgere il margine di differenza nel voto popolare nelle ultime due elezioni presidenziali statunitensi (2016: 2,09%, 2012: 3,86%) “.
Bastick ha affermato che il suo studio ha evidenziato la necessità di indagare ulteriormente su come la disinformazione può influire sul comportamento, in modo da trovare modi per prevenire tale manipolazione e costruire processi democratici più forti. Secondo l’autore dello studio, questi risultati sollevano profonde preoccupazioni per il futuro della società e della politica e la disinformazione rischia di distorcere la visione del mondo degli individui e di modificare il loro comportamento.
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