La propaganda social della Repubblica Popolare Cinese e l’iperattivismo dei diplomatici cinesi.
In molti si sono accorti che, da un paio di anni, l’attività sui social media dei diplomatici cinesi è molto aumentata. Questo aumento sembra rientrare nella strategia di comunicazione e propaganda social per “raccontare bene la storia della Cina”.
Proprio in questi giorni è stato pubblicato un nuovo studio dal Programme On Democracy & Technology che mostra come la Repubblica Popolare Cinese stia utilizzando le piattaforme di social media globali per plasmare l’opinione pubblica dei paesi stranieri. Lo studio si chiama “China’s Public Diplomacy Operations” e si basa su un’indagine durata sette mesi che possiamo considerare come un audit sull’attività sui social media dei diplomatici e degli organi di stampa cinesi.
Lo studio ha preso in esame tutti i tweet e i post di Facebook prodotti dai diplomatici della Repubblica Popolare Cinese e da dieci dei maggiori media controllati dallo stato cinese nel periodo che va da giugno 2020 a febbraio 2021.
Lo studio ha evidenziato 4 aspetti chiave:
1 – i diplomatici cinesi e i media sostenuti dallo stato cinese sono molto attivi su Twitter; tra il 9 giugno 2020 e il 23 febbraio 2021 i 189 account selezionati appartenenti a diplomatici cinesi hanno twittato 201.382 volte e hanno ottenuto milioni di like, retweet e commenti. Anche su Facebook sono stati rilevati numeri altrettanto alti.
2 – nonostante la loro forte presenza e il gran numero di interazioni, Twitter non ha quasi mai esplicitato che quegli utenti erano diplomatici cinesi; l’etichetta con cui Twitter avrebbe dovuto segnalare la loro specificità è stata assegnata solo nel 14% dei casi.
3- una gran parte dei like e dei retweet raccolti da questi utenti sono stati prodotti da account non sempre regolari che, per questo motivo, sono stati successivamente sospesi da Twitter per violazioni delle regole. Più precisamente, tra giugno 2020 e gennaio 2021, oltre uno su dieci dei retweet ai post dei diplomatici cinesi è stato effettuato da questi account.
4 – una parte sostanziale delle interazioni con gli account social dei diplomatici cinesi e dei media cinesi è stata generata da account “super-spreader”. Questi utenti vengono chiamati “super spreader” perché diffondono ripetutamente, molto più di un utente normale, i post con cui interagiscono e lo fanno in modo estremamente rapido. In media questi account retwittano il post dopo pochissimi secondi dalla sua pubblicazione. L’analisi ha mostrato come quasi la metà di tutti i retweet di questi account collegabili alla Repubblica Popolare Cinese sono stati prodotti da super-spreader.
Il fenomeno dei diplomatici cinesi “influencer” è globale, come si può vedere dal grafico.
Inoltre la crescita degli account riconducibili a media e diplomatici cinesi è continua da molti anni ma si è accentuata soprattutto a partire dal 2019.
L’impegno dei diplomatici cinesi in questa operazione di comunicazione online è rilevante per due motivi:
- per espandere la portata di contenuti propagandistici
- per influenzare il pubblico straniero.
Naturalmente la propaganda social sarebbe più efficace se fatta solo con interazioni autentiche, fatte da un pubblico genuino. Tuttavia la tecnica di gonfiare artificiosamente e velocemente le interazione è molto efficace per sfruttare i meccanismi degli algoritmi delle piattaforme social e per mettere in evidenza una campagna di comunicazione.
Altri articoli che potrebbero interessarti:
La censura del Gran Firewall Cinese: 4 punti critici
Tattiche e Tecniche di Disinformazione cinesi sui social media
Commenti