Cos’è l’astroturfing e perché eliminare le notizie false e la disinformazione legata all’astroturf politico ed economico sta diventando sempre più difficile a causa dei social media.
L’astroturfing è la pratica di mascherare gli sponsor di un messaggio o di un’organizzazione (politica, pubblicitaria, religiosa, di pubbliche relazioni) per far sembrare che il messaggio provenga e sia supportato da una base indipendente di persone. L’astroturfing è una tecnica usata per dare credibilità alle dichiarazioni o ad organizzazioni di vario tipo nascondendone i finanziatori. Il termine astroturfing deriva da AstroTurf, una marca di moquette sintetica progettata per assomigliare all’erba naturale, come un gioco sulla parola “grassroots” (che in italiano potremmo tradurre come “dal basso”, “di base”). L’implicazione dietro l’uso del termine è che invece di uno sforzo di base “vero” o “naturale” dietro l’attività in questione, c’è invece un sostegno “falso” o “artificiale”.
Eliminare le notizie false e la disinformazione sta diventando sempre più difficile a causa dell’enorme importanza nella comunicazione che oggi hanno i social media.
Chiunque può creare un sito web con argomenti di interesse politico o economico in modo da farlo sembrare costruito da un gruppo di utenti reali. In realtà un sito che tratti istanze di pubblico interesse può essere realizzato da chiunque, anche un’azienda o un privato con lo scopo di far credere a politici e opinione pubblica che ci sia un gruppo significativo di persone che desidera affrontare un determinato tema.
Con i social media che agiscono come agente per l’amplificazione diventa poi molto più difficile risalire alla reale origine di un contenuto.
Da questo punto di vista, si può dire che i social media sono stati un punto di svolta per lobbisti e politici e hanno consentito loro di aggirare i media mainstream e parlare direttamente alle persone.
E se anche i giornalisti vengono ingannati dall’astroturf?
Sono numerosi i casi di giornalisti ingannati da un post o da un articolo pubblicato da un sito costruito con lo scopo di ingannare. E sono molte le lobby di interesse che utilizzano questa tecnica.
Per esempio, chi avrebbe mai detto che associazioni dal nome innocente come l’Association of Convenience Stores (ACS) erano in realtà una copertura per le attività di marketing di grandi aziende del tabacco come British American Tobacco (BAT), Imperial Tobacco, Japan Tobacco International (JTI) e Philip Morris?
Casi come questo furono rivelati da blogger indipendenti mentre vari giornalisti avevano ripubblicato acriticamente i loro comunicati stampa senza forse rendersi conto che si trattava di un’attività di astroturf, creata tramite una falsa organizzazione di base.
L’astroturf è molto usato dalle organizzazioni di qualunque tipo. Anche se l’astroturf è chiaramente non etico, in molti casi, non è illegale.
Molti movimenti di successo, anche in Italia, hanno usato abbondantemente tattiche di astroturfing e di clickbait, come è successo nel caso di TzeTze e La Fucina, due siti che per anni erano stati funzionali alla formazione del consenso del M5S e alla creazione di una narrativa alternativa propria dei pentastellati prima maniera.
In fondo è semplice, si producono notizie facilmente digeribili mettendo insieme dichiarazioni pubblicate sui media, personalizzandole e rendendo i titoli più aggressivi e accattivanti (lo fa da anni con successo Dagospia) e poi si fanno fluire i contenuti nelle comunità tematiche sui social.
Occorre un minimo di sforzo in più da parte di un giornalista per identificare una fonte falsa di notizie e spesso questo sforzo non viene fatto.
L’astroturf è difficile da regolamentare perché si confonde tra contenuti alternativi non falsificati. Con la motivazione di limitare le fake news, molti infatti vorrebbero limitare la libertà di parola creando un danno peggiore.
Nell’Unione Europea, come in Australia, Canada e Stati Uniti, viene chiesto che i lobbisti di terze parti si registrino prima di incontrare i parlamentari, ma questi “registri della trasparenza” sono spesso insufficienti, anche perché, anche solo utilizzando i social media, è possibile ugualmente fare pressione sui decisori politici.
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