Le aziende alt-tech contro Big Tech: Parler contro Amazon, Rumble contro Google, ADL contro Gab
I conservatori da anni sostengono che Big Tech sia prevenuta contro di essi, ma è stato l’assedio del Campidoglio e il successivo deplatforming di Parler che hanno accentuato la lotta tra le grandi piattaforme del web e le cosiddette piattaforme Alt-Tech.
Al momento la battaglia, oltre che online, si sta combattendo anche nelle aule dei tribunali. Vediamo cosa sta succedendo.
Parler contro Amazon
Parler ha citato in giudizio Amazon dopo che la sua unità AWS che gestisce l’enorme business del cloud di Amazon ha bloccato l’hosting utilizzato dal social network. Parler sostiene che Amazon ha violato il suo contratto e sta infrangendo le leggi antitrust, danneggiando Parler a vantaggio di Twitter, che è un cliente di AWS molto più grosso di Parler.
Gli avvocati di Parler sostengono che “milioni di americani rispettosi della legge hanno visto tacere le loro voci a causa della decisione di AWS presa senza preavviso”.
D’altra parte Amazon ha affermato di avere il diritto di interrompere senza preavviso il servizio affermando che Parler si era mostrata riluttante a sviluppare un piano di moderazione della piattaforma.
Rumble contro Google
Altra sfida di una piccola azienda alt-tech contro Big Tech è quella di Rumble contro Google. Rumble ha sede a Toronto in Canada ed è una piattaforma di video streaming che sta diventando molto popolare a causa dell’attività di ex youtuber che sono stati cacciati da YouTube e si sono trasferiti su Rumble.
In questi giorni Rumble ha citato in giudizio Google, accusandolo di indirizzare gli utenti del suo motore di ricerca su YouTube rispetto ai servizi video concorrenti (tra cui la stessa Rumble).
ADL contro Gab
L’ADL (Anti-Defamation League) è un’organizzazione non governativa internazionale ebraica con sede negli Stati Uniti d’America. ADL sta sostenendo che Gab possa essere ritenuta penalmente responsabile per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio poiché la sezione 230, che protegge le piattaforme online dalla responsabilità civile sui contenuti pubblicati dagli utenti, non si applica ai crimini federali.
ADL sta chiedendo che il Dipartimento di Giustizia e l’FBI aprano un’indagine penale per stabilire se Gab “abbia intenzionalmente aiutato, cospirato o diretto individui a compiere l’attacco del 6 gennaio”.
Il CEO di Gab Andrew Torba ha ribattuto che ADL dovrebbe invece chiedere un’indagine su Facebook, sulla cui piattaforma erano stati creati numerosi eventi per organizzare le proteste.
Nota. Immagine ripresa da DeviantArt user SwyTheQ.
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